Discorso alla città – 24 gennaio – don Sergio


Giussano, 24 gennaio 2021

Discorso alla città

ELOGIO DI CHI RIMANE AL PROPRIO POSTO

Omelia alla Comunità civile 2021

Giunti al vespero di questo giorno in cui la Chiesa celebra la festa della Conversione dell’Apostolo Paolo, patrono della nostra Comunità Pastorale, dodicesimo anniversario del proprio inizio, in obbedienza alle indicazioni dell’Arcivescovo, è mio desiderio salutare e ringraziare tutti voi che avete accolto il nostro invito.

Saluto il Signor Sindaco, Marco Citterio e lo ringrazio perché, anche quest’anno, presenta l’offerta della cera destinata ad alimentare la ‘Lampada dei malati’.

Saluto e ringrazio il Cav. Fabrizio Sala, Assessore della Regione Lombardia, che ancora una volta ci onora della sua presenza.

Ringrazio la Signora Barbara Nespoli, Presidente Sezione di Giussano della Confartigianato di Monza e Brianza.

Così pure il Dottor Sabino Illuzzi, Responsabile della Commissione socio-politica della nostra Zona pastorale.

Un parola di benvenuto alle altre autorità civili e militari, ai rappresentanti delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine, della Amministrazione locale e delle Associazioni della Società Civile.

Il nostro Arcivescovo Mons. Mario Delpini in occasione della solennità di S. Ambrogio, secondo la consuetudine, ha proposto una riflessione nel tradizionale “Discorso alla città”, che ha voluto raccogliere nel titolo: «Tocca a noi, tutti insieme».

Di questo testo – che al termine di questo nostro incontro avrò il piacere di consegnare personalmente alle Autorità e ai Responsabili dei vari gruppi presenti – mi soffermo su un paragrafo, altrettanto sintetico ed eloquente: «Elogio di chi rimane al proprio posto».

Scrive il nostro Arcivescovo:

«Trovo giusto fare l’elogio di quelli che rimangono al loro posto: grazie a loro la città funziona anche sotto la pressione della pandemia. Rimangono dove sono, come una scelta ovvia; affrontano fatiche più logoranti del solito, come una conseguenza naturale della loro responsabilità. Rimangono al loro posto e fanno andare avanti il mondo: gli ospedali funzionano, i trasporti, i mercati, i comuni, le scuole, e parrocchie, i cimiteri, gli uffici funzionano. Dietro ogni cosa funziona c’è il popolo, che nessuno può conteggiare, di coloro che rimangono al proprio posto».

Anche nella nostra città, in questo ultimo anno, segnato dalla pandemia, siamo testimoni di molte persone che secondo le loro responsabilità «fanno funzionare il mondo e guardano avanti».

In particolare, è mio desiderio ringraziare tutti gli operatori sanitari e socio-assistenziali che, con la loro competenza e generosità, hanno saputo affrontare la pandemia, rischiando in prima persona.

 

UNO STILE: FARE IL BENE IN SILENZIO

Ci sono persone che si credono speciali. Altre, silenziosamente, lo sono.

Costoro, con il loro comportamento, non fanno notizia, non cercano occasioni per esibirsi in pubblico, non si aspettano particolari riconoscimenti o indiscussi complimenti. Sanno rimanere al loro posto con fedeltà e dedizione.

E soprattutto in silenzio.

Sono infastiditi dalle inutili chiacchiere, non riescono a capire come ci sia gente che ha tanto tempo per discutere, litigare, vivere superficialmente, ripetendo parole e gesti intrisi di banalità.

Sono persone che hanno come scopo principale della vita fare del bene agli altri. Sono persone preziose, queste! Vivono una naturale predisposizione alla gratuità, senza mai aspettarsi nulla in cambio. Semplicemente stanno bene a fare del bene. Persone che sembrano angeli: hanno un animo sensibile, leggero e sembra riescano a volare, anche senza avere le ali.

 

UN RISCHIO: LA CRITICONERIA

Gli uomini e le donne che sanno lavorare in silenzio e per il bene degli altri, talvolta si trovano ad affrontare le critiche.

È facile criticare ed è ugualmente facile entrare in polemica per difendersi.

Certamente, anche in un impegno sociale, quanto mai lodevole, possono capitare errori, valutazioni e scelte non sempre condivisibili, alle quali è doveroso ed anche opportuno saper offrire critiche costruttive.

Tuttavia, a noi è chiesto di giudicare i fatti, applicando in retta coscienza il criterio di distinzione del bene dal male, non di giudicare le persone.

Occorre imparare a distinguere la verità appassionata di una critica rispettosa ed autentica da una facile ed immatura “criticoneria”, che è l’attitudine perversa ad evidenziare solo ciò che è negativo, o ad attribuire al prossimo, senza opportuna verifica, intenzioni sbagliate o secondi fini.

A questo riguardo Mons. Castellucci, Vescovo di Modena, scrive:

«La differenza tra un critico e un criticone è questa: il critico è documentato, il criticone generalizza e rilancia luoghi comuni; il critico trova anche il positivo, il criticone sale sulla carovana del lamento universale; il critico si impegna a cambiare ciò che critica, mentre il criticone getta il sasso e ritira la mano; il critico si mette in gioco personalmente per cambiare la realtà, il criticone agita solo la lingua e non muove un dito».

Solitamente non viene criticato chi non fa nulla.

San Paolo, il nostro patrono è stato un critico, cioè uno capace di dare un giudizio, perché sapeva pagare di persona, sapeva cosa volesse dire impegnarsi a fondo per cambiare quello di cui poteva lamentarsi.

 

UN AUGURIO: VIGILANZA VERSO I NUOVI VIRUS

Infine, vorrei augurare a tutti noi qui presenti e a tutta la nostra città di poterci difendere efficacemente dal Covid-19 ma, ancor di più, difenderci con tutti i mezzi, da tre mortali agenti patogeni che imperversano, falcidiando innumerevoli vittime.

 

Il virus dell’egoismo: è certamente letale e riduce chi ne viene infettato a volere tutto per sé, tutto subito, costi quel che costi.

 

Cerchiamo di neutralizzare poi, in tutti i modi, anche il virus dell’individualismo che risulta essere terribilmente contagioso e si insinua così in profondità nei tessuti cardiaci da convincere chi ne è infettato che se sta bene lui, stanno bene tutti.

 

Prendiamo poi serie precauzioni contro quella notissima e pestifera infezione che è il virus della prepotenza: miete tante vittime anche oggi.

Ne rimangono stroncati tutti coloro che impongono ad altri i propri interessi senza curarsi delle conseguenze. È terribile, perché spazza via ogni parvenza di vita.

 

Distinte autorità civili e militari,

persone che ogni giorno vi impegnate

a costruire il bene di questa nostra città,

cari fratelli e sorelle nel Signore,

per queste violente forme virali, grazie a Dio, i vaccini sono già testati e funzionano splendidamente.

Noi credenti sappiamo che questi vaccini sono i sentimenti di Gesù, scelti come stile di vita, contro questi temibili agenti patogeni.

Anche noi, per quello che possiamo e secondo le nostre specifiche responsabilità, cerchiamo di seminare speranza continuando a rimanere al nostro posto!

 

don SERGIO STEVAN

Parroco e Responsabile  della Comunità pastorale San Paolo