Con cuore grato


CON CUORE GRATO

   Carissimi,
questa è l’ultima volta che scrivo sul nostro notiziario ‘Pietre vive’ e mentre stendo queste righe di saluto cerco di non far prevalere l’emozione sulla serenità che il Signore mi concede in un questo tempo di cambiamento per la mia vita.       Ho passato un tratto di cammino in mezzo a voi e il primo sentimento che provo è quello di esprimere una commossa gratitudine al Signore e a ciascuno di voi. Sono consapevole che c’è uno scarto tra quello che ho ricevuto e
quello che ho dato: per tale motivo mi sento debitore nei vostri riguardi. Una comunità cristiana aiuta ogni sacerdote a crescere umanamente e spiritualmente, a consolidare la fedeltà al Signore e ad approfondire il suo amore per la Chiesa. 

   In questi anni sono stato edificato da tanti uomini e donne appartenenti a quella categoria che Papa Francesco definisce «la classe media della santità», una categoria che non compie gesti clamorosi, ma che vive l’eroismo della fedeltà quotidiana al Signore, alla propria famiglia; capace di sacrifici e dedizione gratuita, sensibile ai bisogni e alle necessità degli altri, vicino a chi vive momenti di difficoltà e di sofferenza.
   Questo ricco patrimonio ha segnato la mia vita di credente e di sacerdote: da qui un senso profondo di gratitudine che porterò nel cuore e che le parole sono inadeguate a esprimere.

   Con profonda riconoscenza sento di dover chiedere perdono per i limiti della mia persona e per il bene che non ho fatto: lo dico sinceramente e non come un’affermazione di circostanza. Per questo vi chiedo di continuare ad accompagnarmi con la vostra preghiera.
   Sono realista, e quindi consapevole delle mie lacune: per questo mi affido anzitutto alla benevolenza del Signore e anche alla vostra.

   Rivolgo un pensiero riconoscente e un saluto ai miei cari ammalati (nel corpo e nel cuore):
ho sempre considerato la loro sofferenza un dono prezioso e un contributo insostituibile per la vita della nostra Comunità pastorale.

   Ho ricevuto molto dalla loro testimonianza, li ringrazio di cuore e li abbraccio con affetto a uno a uno.
   L’invocazione che mi viene spontanea in questa stagione della vita è quella rivolta al ‘pellegrino sconosciuto’ da parte dei due discepoli di Emmaus: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto».

   Il Signore ha accolto l’invito, si è assiso con loro a mensa e ha donato loro l’entusiasmo di essere gioiosi annunciatori.   

Che il Signore continui a sedersi alla nostra mensa e ci renda capaci di continuare ad annunciarlo con generosità là dove ci chiama a vivere.

Con l’augurio più affettuoso.

                                                               VOSTRO DON SERGIO